Raccolta d'archivio della “Pordenone Pedala” a cura di Demetrio Moras
Foto: a gentile concessione di Fausto Gubian |
Ottavio Bottecchia. A guerra finita, come tanti, prende la via dell'espatrio per andare a lavorare in Francia. Di lui si hanno contrastanti notizie di questo periodo. Non ne parlava. Un italiano là da anni sembra si prenda cura di lui e lo aiuti a continuare gli allenamenti. Per correre occorrono calorie, e le calorie sono soldi. Ritornato ottenne ottimi risultati come la vittoria nel Giro del Piave ('20 e '21), il Giro del Monte Grappa e del Veneto ('21). Corre per l'Unione Ciclistica di Pordenone ma non può continuare a fare il dilettante per sempre, ha 27 anni. Col professionismo si può anche vivere.
TOUR DE FRANCE
Fece polpette degli avversari nella Bayonne-Luchon, tipica tappa pirenaica con ben cinque colli da scalare: il secondo arrivato, Lucien Buysse, giunse a 18'58”. In due tappe aveva dato 50 minuti di distacco a tutti. Erano anni in cui era normale un distacco tra il primo e il secondo anche superiore a un'ora!.Per i francesi ormai è un mito e altri soldi arrivano, questa volta per impiantare una piccola officina che produce bici col suo nome. Nel 1925 il Tour è di nuovo suo con 54 minuti su Buysse. Una caduta in bicicletta e una persistente bronchite lo tolgono dalle corse per un anno. Bottecchia non riuscì a ripeterein Italia i successi transalpini: quinto a una |
Milano-Sanremo, quarto al Giro di Lombardia. Nel 1926 tentò il terzo trionfo in Francia alla "Gran Boucle" , ma fu costretto al ritiro. Al Lombardia del 26 l'avversario da battere è Alfredo Binda di 8 anni !! più giovane. La giornata è apocalittica: piogge, frane ed acqua sul lungolago di Como (40 cm). Sul Ghisallo Bottecchia attacca, ma viene ripreso dai gregari di Binda. Si stacca di nuovo e allora Binda lo va a prendere di persona (si disse avesse bevuto 34 uova fresche, il doping d'allora) . Binda al traguardo ha più di mezz'ora di vantaggio sugli avversari, fece in tempo a farsi una doccia, ritornare sulla linea del traguardo per veder arrivare il secondo. Ecco il terribile Colle del Vars del Tour de France del 1925. Bottecchia sale con il suo stile facile e potente, seguito da una vettura sulla quale i connazionali lo incoraggiano( foto riprodotta per gentile concessione di Fausto Gubian. . |
Mario Boranga di Pordenone, all'epoca corridore, ci rivela un atteggiamento particolare del campione che, educato com'era, avvertiva compagni e avversari quando decideva di rompere gli indugi e andare da solo fino al traguardo. “ E' così che mi sono trovato alla partenza di una gara ciclistica di Km 108, vinta da Bottecchia, per distacco, a 36 Km l'ora…Era anche il tempo in cui, ad un certo punto di una gara, Ottavio poteva rivolgersi ai concorrenti, ancora con lui nel gruppo di testa, dicendo bonariamente loro: "A vae mi" , nella sua parlata di San Martino di Colle Umberto, ed effettivamente se ne andava e lo rivedevamo solo al traguardo. Io arrivai buon ultimo, però entro il tempo massimo” .Vince come detto gare locali in Veneto e poi il grande salto alla Milano Sanremo come indipendente (isolato) nel 1922. Sul Turchino stacca tutti, ma su Via Roma è ripreso. Bruno Roghi, giornalista, lo trova al Bar della Stazione che compra una cartolina per la moglie e così lo descrive "Povero diavolo. C'era da convenirne badando al suo vestito civile, sbrindellato e liso. Recava a tracolla una bisaccia, c'erano dentro pane e formaggio, se li era portati dal paese; le "ghiottonerie" del rifornimento le avrebbe riportate a casa, intatte, perché mangiassero un po' meglio del solito, i suoi" . Bottecchia aveva ormai 29 anni, un viso ossuto e stirato, due occhi grigi un po' spiritati (maligni), proprio da uccello rapace, un nasone simile a un fendente d'osso. Parlava poco, e in dialetto veneto, brusco, sospettoso. Sotto la pelle formicolava la collera inconscia del contadino che la tira dura, e ce l'ha con la sua fatica di tutti i giorni. L'anno dopo (1923) mentre corre il Giro d'Italia a Bologna, dove fa tappa la corsa, viene notato da un vecchio campione francese, Henry Pélissier, che lo vuole nella sua squadra al Tour de France, la "Gran Boucle" .Il giro d'Italia intanto finisce bene per lui, primo degli isolati (senza squadra) e 5° in assoluto. Il Tour invece è corsa nuova per lui e lui è sconosciuto ai francesi. Qui finisce ancor meglio, 2° posto (dopo il suo capitano per dovere di squadra) e dopo aver conquistato la maglia gialla sul Tourmalet. Si trovava particolarmente a suo agio sulle strade del Tour in quanto, a differenza dell'Italia, gli organizzatori si spingevano a portare le corse anche su salite che potevano sembrare invalicabili.E non era raro vedere atleti andare a piedi nei tratti troppo duri (i cambi d'allora non erano come quelli d'oggi)."Assassini" aveva detto all'indirizzo degli organizzatori il corridore Octave Lapize su uno di questi tratti nel vecchio tour del 1910; Lapize non solo vinse quella tappa (Tourmalet) ma anche il Tour.Gli offrono contratti per riunioni in pista e soldi come non ne aveva mai visti. Con le vittorie arrivano anche il "lesso" e la celebrità. Viene abitare a Pordenone, in via Maniago, 16 in una casa donatagli |
dall'Associazione Sportiva Pordenonese e dal Comune di Pordenone in segno di riconoscenza per il prestigio dato anche alla nostra città con le sue strepitose imprese. L'edificio, in seguito, fu acquistato dapprima da due medici di Fanna e di Vito d'Asio e, poi, dai fratelli Luigi e Vittorio Lauro, assicuratori di Pordenone. Bottecchia si conquistò la stima, oltre che dei tifosi, di tutti i cittadini per la sua capacità di approccio e la comunicatività, che andava ben oltre agli aspetti, pur importanti, della posizione raggiunta, del resto ampiamente meritata, dall'impresa eccezionale che compì al tour del 1924, vincendo la prima tappa e detenendo la maglia gialla dall'inizio alla fine - record eguagliato oltanto Jacques Anquetil.
Nella tappa Nizza – Briancon al suo primo Tour de France a causa di numerose forature, Bottecchia perdette la maglia gialla che si era conquistata. A Parigi giunse secondo in classifica generale, alle spalle di Henri Pelissier.
(foto riprodotta per concessione di Fausto Gubian
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La morte accidentale
Il 3 giugno 1927, a Peonis (Trasaghis) vicino a Gemona del Friuli, viene scoperto, inanimato, a trovano a terra accanto alla sua bicicletta. Sulla natura e la dinamica dell'accaduto, le versioni furono subito diverse e contrastanti ( non poteva che essere così, data la mancanza di testimoni. Chi dice avesse ricevuto un colpo alla testa, chi fosse stato compito da un malore. Lo ricoverano subito all'ospedale di Gemona: si riprende quasi subito, ma, dopo dodici giorni, muore. Archiviato come incidente, dopo diversi anni il caso venne riaperto da un contadino, il caso venne riaperto in seguito ad una testimonianza in letto di morte di un contadino, che avrebbe confessato di aver ucciso Ottavio Bottecchia, da lui sorpreso nel suo campo a prendere dell'uva. Purtroppo la credibilità di questa confessione fu smentita da un dato incontrovertibile: non era quella la stagione dell'uva. Ad ingarbugliare la situazione intervennero alcuni mitomani , che attribuirono la morte di Bottecchia addirittura ad una fantomatica organizzazione anarchica americana, mentre altri parlarono di una immaginaria spedizione punitiva di tifosi francesi, chi . La leggenda di una morte non accidentale, ma da considerare quanto mai reale, si alimentò così di fantasie, che trovano ancora oggi, a distanza di tanti anni, sostenitori ed assertori convinti. A questo punto vale la pena riferire il contenuto di una testimonianza di Gigi Cossutta, grande sportivo e direttore della Banca Cattolica di Pordenone (angolo corso Garibaldi- via Mazzini e piazza Cavour), raccolta da suo padre Ferdinando, amico di Ottavio Bottecchia,appassionato di motociclismo, che spesso allenò per gare dietro ciclomotori allo stadio “del Littorio” di Pordenone: Era Una struttura, questa, costruita dall'Impresa edile del geom. Ferruccio Santin, inaugurata il 3 ottobre 1926,intitolata alla memoria del campione dopo il secondo conflitto mondiale. “Appena avuta notizia dell'incidente di Peonis - dice Gigi Cossutta - mio padre si recò all'Ospedale di Gemona, dove |
Ottavio Bottecchia era stato ricoverato, per informarsi delle condizioni dell'amico, che i medici definirono molto serie. Non riusciva a parlare, riuscì solo a pronunciare due volte: “i retrap i retrap” che, in italiano, sono i ferma scarpe con le cinghiette in cuoio che ancorano la scarpa al pedale della bicicletta, evitando che il piede sotto sforzo scivolasse e dando al piede più resistenza alla pedalata. Il campione, con ogni probabilità stava cercando di spiegare la dinamica dell'ìncidente, che, se corretta – eliminerebbe ogni dubbio sulla sua fatalità. Velodromo O.Bottecchia - Pordenone
Il Velodromo Pordenonese è stato costruito dall'Impresa Edile Geom. Ferruccio Santin, ed inaugurato il 3 Ottobre 1926 come “stadio del Littorio” Dopo la guerra venne intitolato al Campione Ottavio Bottecchia.
(foto Pollini, riprodotta per gentile concessione di Fausto Gubian |
35° Trofeo Ottavio Bottecchia - 30 Giugno 1974 ”Gara Ciclistica per dilettanti con partenza dal monumento“Cippo” O.Bottecchia di San Martino “Statale” 13 ed arrivo a Poenis di Trasaghis di Km. 150.
Foto: un ciclista della Zalf di San Fior di San Vendemmiano con Demetrio Moras (presidente di giuria), Fausto Gubian, Sandro Sandrin e Flavio Silvestrin.
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Ottavio Bottecchia ”Pordenonese”
Nel 1923 mentre Ottavio Bottecchia corre il Giro d'Italia a Bologna, dove fa tappa la corsa, viene notato da un vecchio campione francese, Henry Pélissier, che lo vuole nella sua squadra al Tour de France, la "Gran Boucle" . Il giro d'Italia intanto finisce bene per lui, primo degli isolati (senza squadra) e 5° in assoluto. Il Tour invece è corsa nuova per lui e lui è sconosciuto ai francesi. Qui finisce ancor meglio, 2° posto e dopo aver conquistato la maglia gialla sul Tourmalet. Si trovava particolarmente a suo agio sulle strade del Tour in quanto, a differenza dell'Italia, gli organizzatori si spingevano a portare le corse anche su salite che potevano sembrare invalicabili. Le distanze da percorrere nelle varie tappe erano talmente lunghe che molto spesso si partiva col buio, naturalmente senza fanali : durante la fase "notturna" della corsa i concorrenti procedevano a passo d'uomo fino a che albeggiava. Gli offrono contratti per riunioni in pista e soldi come non ne aveva mai visti. Con le vittorie arrivano la celebrità. Viene abitare a Pordenone, in via Maniago, 16 in una casa donatagli dall'Associazione Sportiva Pordenonese e dal Comune di Pordenone in segno di riconoscenza per il prestigio dato anche alla nostra città con le sue strepitose imprese.L'edificio, in seguito, fu acquistato dapprima da due medici di Fanna e di Vito d'Asio e, poi, dai fratelli Luigi e Vittorio Lauro, assicuratori di Pordenone. Bottecchia si conquistò la stima, oltre che dei tifosi, di tutti i cittadini per la sua capacità di approccio e la comunicatività, che andava ben oltre agli aspetti, pur importanti, della posizione raggiunta, del resto ampiamente meritata, dall'impresa eccezionaleche compì al tour del 1924, vincendo la prima tappa e |
detenendo la maglia gialla dall'inizio alla fine - record eguagliato soltanto da Jacques Anquetil.
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Premiazioni: busto di Ottavio Bottecchia e trofei espositivo esposto sul “fogher” del Bar di Maria Cucchiaro in Via Maggiore, 13 di Peonis (Trasaghis) vicino a Gemona il 30 Giugno 1974 |
Monumenti A San Martino, lungo la provinciale della strada protetta da alberi e cespugli di rose, c'è il monumento a Ottavio Bottecchia, ivi collocato nel 1952 da “Il Ciclismo Italiano” in occasione del 25° anniversario della morte. E' costituito da un arco nel quale è inserita una ruota dorata. La targa ricordo, intitolata “Al campione del ciclismo medaglia di bronzo al Valor Militare”, reca una lirica dedicata al : “Atleta eroico salì dell'ombra/ nel Sole con l'Italia/ coinvolgendo tutta Francia/ del Tricolor nostro”. Bottecchia vi è raffigurato con la maglia dell'Unione Sportiva Pordenonese. In una stele di marmo accanto al monumento viene ricordato il “fedele gregario” Alfonso Piccin. Un atro cippo commemorativo è a Poenis nel punto in cui fu trovato agonizzante: una ruota e un manubrio in ferro sormontati da una stele di granito con la dedica “ Ottavio Bottecchia di corridore di fama mondiale – mentre allenatasi a prove più ardue e ad agognati trionfi, colpito da letale malore, cadeva in questo tratto di strada, soccorso dalla gente di Poenis, moriva all'ospedale di Gemona il 15 Giugno 1927. Toponomastica A Mescolino, quasi selle rive del fiume Meschiola strada che attraversa San Martino di Colle Umberto è intitolata “Viale O.Bottecchia”.Lo Stadio-Velodromo di Pordenone sono intitolati a Ottavio Bottecchia lo stesso vale per la Via Ottavio Bottechia, da via Stadio al Velodromo. Il tratto di strada che da Peonis conduce a Trasaghis è chiamato “Via Ottavio Bottecchia” due cartelloni all'inizio e alla fine di questo tratto informanoi turisti che questa è la strada di Bottecchia, abituale frequentatore |
durante gli allenamenti friulani. Un'altra strada; quella che porta dalla chiesa sul Colle del paese, intitolata a Giovanni Bottecchia, il fratello Medaglia d'0Argentio al Valor Militare.
Cimitero di San Martino di Colle Umberto Tv – Davanti alla tomba di Ottavio Bottecchia: da sinistra Toni Pezzot, Gigi Maniago, Gigi Pasquotti, Gino Vinelli, Fausta Bottecchia e la figlia. |
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A sinistra il vecchio Cippo, a destra la deposizione di una corona sul nuovo cippo dove avenne la tragica caduta del Campione
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Due momenti del ricordo del 50° anniversario della morte del campione dove si notano, fra gli altri: Fausto Gubian, il magg. Marco Costantini (Presidente della Ciclistica O.Bottecchia), il Parroco di Peonis, Silvio Trevisan e Gino Vinelli. Peonis (Trsaghis) 25-06-1977. |
Il cippo ricordo di Ottavio Bottecchia a Peonis (15 giugno 1944)
Personalità presenti alla cerimonia del ricordo nel 60° anniversario delal morte del campione a Peonis il 15 giugno 1987 : Giovanni Zanetti, Bibe Tamai, Francesco Delle Vedove, Gigi Cossutta, Fausto Gubian, L. Spezzetto e Flavio Silvestrin. |
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Il Presidente della Ciclistica O. Bottecchia Flavio Silvestrin visita una mostra con la figlia di Ottavio Bottecchia dedicata al grande campione. Sullo sfondo Fausto Gubian. |
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70 ANNI DI CICLISMO - CURRICULUM CICLISTICA OTTAVIO BOTTECCHIA
Dopo la scissione dell'U.S. Pordenonese, l'8 Agosto 1941 nasce e si costituisce la Ciclistica O.Bottecchia con sede sempre a Pordenone, e viene eletto quale primo presidente Gino Vianelli che, nei suoi trascorsi sportivi quale ciclista, vinse il 1° Giro del Piave negli anni Venti. |
Gino Vianelli |
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Ottavio Bottecchia
Soprannominato il boscaiolo del Friuli , divenne ciclista professionista soltanto a 27 anni; in precedenza aveva lavorato come muratore e carrettiere. Aveva partecipato alla prima guerra mondiale come Bersagliere ciclista ed era stato insignito di Medaglia di Bronzo al Valor Militare |
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1° DECENNIO 1941 - 1950
L'attività viene giocoforza frenata per gli eventi bellici ma nel 1947 la C.O.Bottecchia riprende alla grande l'attività con una riunione su pista al Velodromo intitolato al grande Ottavio. Erano presenti i migliori professionisti del momento, capeggiati da Gino Bartali, e fu tutto esaurito.
Essendo una delle poche Società in Friuli a svolgere attività in tutti i settori con ben 60 corridori tesserati, la C.O .Bottecchia in questo decennio raggiunse risultati spesso eclatanti, in regione e fuori.
Gino Bartali al Velodromo Ottavio Bottecchia - cronometrista Tommaso Corai |
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2° DECENNIO 1951 - 1960
Entrano a far parte del sodalizio biancorosso grossi calibri del ciclismo dilettantistico, quali Andrea Barro, Egidio Turbina, Vittorio Vidotto, Alessio Peccolo, Da Rodda poi passati al professionismo. Anni d'oro con lusinghieri successi in Regione e con onerose trasferte sia in Veneto che in Lombardia. L'8 Settembre 1953 al Velodromo Bottecchia ancora tutto esaurito per la grande riunione degli Assi, alcuni reduci dal Campionato del Mondo di Lugano, primi fra tutti Fausto Coppi con la fiammante maglia Iridata, Gino Bartali, Giovannino Corrieri, Toni Bevilacqua con il contorno dei migliori Dilettanti del Triveneto.
In questo decennio sono state organizzate oltre 15 gare annue e tanti successi ottenuti.
Il campionissimo Fausto Coppi al Velodromo Ottavio Bottecchia |
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Arrivo al Velodromo Ottavio Bottecchia - Foto: dott. Piero Polese, Antonio Moro, Demetrio Moras, Giovanni Furlanetto e Marco Presot |
Foto: Demetrio Moras, arrivo al Velodromo O.Bottecchia nel 1959 |
Foto: Lazzaretti, Demetrio Moras, Favalessa, Bellotto e Marcuz. |
Nell' ultimo arrivo sull'anello in cemento pordenonese di un Trofeo Bottecchia per dilettanti, giunse solitario dopo una fuga Edoardo Gregari nel 1963 - già Commissario Tecnico della Nazionale |
3° DECENNIO 1961 - 1970
E' forse il periodo migliore per i Dirigenti Pordenonesi: le vittorie non si contano, i corridori tesserati oltre 70 in tutte le categorie ( emergono Fontana, Pittau, Favalessa, Piccinin, Bellotto, Celestino e Demetrio Moras a seguire Nicodemo, Zussa, Lazzaretti). Nel Giugno del 1964 ancora una grande riunione su pista: la F.C .I. sceglie Pordenone per preparare i velocisti ai Campionati del Mondo. Maspes e Gaiardoni velocisti di rango hanno ancora una volta infiammato gli spalti. Tutti i migliori pistards hanno conosciuto il nostro Velodromo.
Maspes con il Presidente Piero Polese
Il Campione del Mondo Antonio Maspes al Velodromo Ottavio Bottecchia in uno dei suoi snervanti sourplaces |
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4° DECENNIO 1971 – 1980
Le cose iniziano a cambiare per la necessità di reperire Sponsor; si punta sulla categoria Dilettanti con alterne fortune e grosse spese di gestione sostenute con grossi sacrifici.
Rimangono in calendario le classiche organizzate dalla C.O.Bottecchia e nel 1974, per la prima volta, siamo coinvolti nell'arrivo di una Tappa del Giro d'Italia ( vince il Campione Italiano Paolini con Edy Merckx in maglia rosa ). Torriani riconferma l'arrivo a Pordenone l'anno successivo e la C.O. Bottecchia collabora attivamente ( vince Knudsen con Bertoglio in rosa ). Mancando definitivamente il sostegno economico, il Consiglio Direttivo decide di chiudere con l'anno 1985 il tesseramento ai Dilettanti. Continua l'attività organizzativa con le classiche gare soprattutto su Pista con i nostri Dirigenti sempre in prima fila.Una partenza della corsa a punti – di Giuria Demetrio Moras |
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5° DECENNIO 1981 - 1990 - Mancando definitivamente il sostegno economico, il Consiglio Direttivo decide di chiudere con l'anno 1985 il tesseramento ai Dilettanti. Continua l'attività organizzativa con le classiche gare soprattutto su Pista con i nostri Dirigenti sempre in prima fila.
6° DECENNIO 1991 – 2000 - Nulla è cambiato, il tanto entusiasmo non basta per allestire una squadra agonistica e si spera naturalmente in tempi migliori con quei contributi che stentano ad arrivare.
Ma un grandissimo riconoscimento, che ci ripaga dei tanti sacrifici, ci è stata riconusciuto dalla Federazione Ciclistica Italiana che ha assegnato al sodalizio Pordenonese l'ambitissima
"Stella d'Oro al Merito Sportivo"
I Presidenti della Ciclistica Ottavio Bottecchia che si sono succeduti dal 1941-2011
1941 – 1942 Sig. Gino Vianelli, 1943 – 1947 Sig. Giovanni Furlanetto 1948 – 1950 Cav. Mario Agosti, 1951 – 1958 Comm Carlo Zambon Bertoja 1959 – 1969 Dott. Piero Polese, 1970 – 1975 Cav. Luigi Pasquotti 1976 - Magg. Marco Costantini, 1977 – 1982 Sig. Luigi Innocente 1983 – 2009 Cav. Flavio Silvestrin, 2010 - Dott. Luciano Forte |
Foto: Giuliano Muzzin (Segretario), dott. Luciano Forte (Presidente), Ernesto Badin (Vice Presidente) e il Tecnico Demetrio Moras |
OTTAVIO BOTTECCHIA
Fin da giovane la passione della bicicletta lo porta a correre coi dilettanti su cui : recava a tracolla una bisaccia, c'erano dentro pane e formaggio , ....
Gran Premio
- Panificatori della Provincia di Pordenone
- Latte Carnia – Latterie Friulane
- Vini – I magredi di Domanins
- Pastificio Tomadini “1843” |
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Spett.le Presidenza Associazione Nazionale Bersaglieri Ciclisti
"O.Bottecchia"di Spilimbergo
Richiesta di Collaborazione
Velodromo O. Bottecchia
RADUNO “Bersaglieri Ciclistici” 14 Agosto 2011
OTTAVIO BOTTECCHIA MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE CAPORALE DEL 6° BTG. BERSAGLIERI CICLISTI
ASSOCIAZIONE NAZIONALE BERSAGLIERI - PORDENONE
Sezione “MM.OO. Fratelli De Carli”……dal 1907
Presidente della Sezione di Pordenone Cav. Col. Alfredo Imbimbo
Presidente Provinciale Gen.le Giuseppe Iacca
Città di SPILIMBERGO
Provincia di PORDENONE |
BERSAGLIERI
Denominazione:
Associazione Nazionale Bersaglieri
Sezione di Spilimbergo "M .B. Bottecchia"
Data di costituzione:
Finalità e Attività:
Sede: Piazza Castello, 7/A
Presidente: Gen. Giovanni PRINCIPI
Tel. 0427 91262
Cell. 339 1891798
e-mail: evamax(at)libero.it
Risultati di ricerca
Sede: c/ o Osteria Al Buso - Via Simoni n. 8. Tel. 0427 40013. Fax: e-mail: Sito Web (dell'Associazione ... Associazione Nazionale Bersaglieri Sezione di Spilimbergo "M .B. Bottecchia ". Data di costituzione: Finalità e Attività:
Associazione Nazionale Bersaglieri
Sezione di Spilimbergo "M .B. Ottavio Bottecchia"
Bersaglieri Ciclisti
Finalità e Attività: Essa aderisce, attraverso le iscrizioni individuali o di squadre, gruppi sportivi, pattuglie ciclisti (ove iscritte alla F.C.I.), fanfare (ove iscritte alla FIASP o alla FIDAL), alle federazioni sportive del CONI, ovvero ad altri enti di promozione sportiva aventi analoghi scopi sul territorio nazionale come il C.S.I(Centro Sportivo Italiano).
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